Derby italiano del trotto: La storia della corsa
01/11/2008
Le originiNel 1779 Edward Smith Stanley, dodicesimo Conte di Derby e provetto cavaliere, festeggiò le proprie nozze organizzando una grandiosa..
Le originiNel 1779 Edward Smith Stanley, dodicesimo Conte di Derby e provetto cavaliere, festeggiò le proprie nozze organizzando una grandiosa festa campestre presso una delle residenze di famiglia, chiamata “The Oaks” (Le Querce). Nel corso del ricevimento nuziale la sposa, Lady Hamilton, anch’essa grande appassionata di cavalli, lanciò la proposta di istituire una corsa per sole puledre di tre anni, che andasse a contendere il grande successo conseguito dalla gara riservata ai cavalli di tre anni di entrambi i sessi sulla distanza di due miglia, istituita nel 1775 a Doncaster dal colonnello Barry Saint Leger. Il Conte di Derby volle accontentare la moglie e denominò la gara, che godette immediatamente di grande prestigio, “The Oaks”, dal nome del castello in cui era nata l’idea.Alcuni mesi più tardi Lord Derby si trovò a dibattere con Sir Charles Bunbury ed alcuni autorevoli membri del suo Club sull’opportunità di istituire una corsa analoga da far disputare l’anno seguente a soli puledri maschi di tre anni. Occorreva dare un nome alla corsa e deciderne la sede e, nel più classico stile inglese, la contesa fu risolta con il lancio di una monetina. La vittoria arrise a Lord Derby, che battezzò con il proprio nome quella che sarebbe divenuta la gara ippica più prestigiosa del mondo. Il primo Derby della storia fu quindi corso ad Epsom il 4 maggio 1780 sulla distanza del miglio. Il Derby in ItaliaIn Italia il primo Derby fu quello del galoppo che si disputò nel 1884 alle Capannelle. Per quanto riguarda il trotto, la prima edizione si ebbe nel 1926 all’ippodromo romano di Villa Glori con il nome di “Derby Reale del Trotto” sulla distanza dei 2000 metri e con una dotazione di 100.000 Lire. Vinse un puledro di nome Malacoda con il tempo di 1.29.2 in pista da 800 metri.Dal 1928 al 1932 la distanza venne portata a 2100 metri e la corsa condusse alla ribalta i più famosi driver dell’epoca, anche se, in materia di velocità, i risultati non furono proprio eccelsi: il miglior ragguaglio fu infatti quello ottenuto da Palla che vinse il Derby del 1927 in 1.26. Negli anni ’30 il Derby cambiò ancora distanza e denominazione: i metri diventarono prima 2400 e poi 2500 e la corsa prese il nome di “Gran Premio del Re e Imperatore”. Mentre i proprietari italiani si mettevano in luce in campo internazionale grazie ai successi degli importati Muscletone, Hazleton, De Sota, Prince Hall e Tara, anche l’allevamento conseguì notevoli progressi. Nel 1935 infatti, Aulo Gellio, guidato e allenato da Dino Fabbrucci, vinse il Derby alla media di 1.23.4 sui 2400 metri : un primato che oggi potrebbe apparire modesto, ma che all’epoca fece storia, tanto da resistere per ben 17 anni, sino all’affermazione di Dakota in 1.23.2 sui 2500 metri del Derby 1952.Gli anni della guerra sconvolsero inevitabilmente anche la programmazione del Derby : l’ultima edizione tenuta a Roma fu vinta nel 1943 dal celeberrimo Mistero guidato da Ugo Bottoni, poi il Derby “sfollò” a Milano, dove fu disputato nel biennio 1944/45 con il nome di “Gran Premio Allevamento”, e infine a Napoli nel 1946, anno in cui ritrovò il nome di Derby. Nel 1947, finalmente, il Nastro Azzurro tornò a Roma nella sua sede naturale e ritrovò la sua tradizionale collocazione della notte del 29 Giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città. Questo fu anche l’anno del primo ed unico successo di un cavallo italiano nel Prix d’Amerique, vinto da Mistero, il Derbywinner 1943.Gli anni ’50 segnarono il primo avvio dato con l’autostart (1952) e conclusero l’epoca di Villa Glori, poiché l’ippodromo fu distrutto per fare posto al nuovo Villaggio Olimpico, dando un dispiacere ai romani, abituati ad avere il loro trotter sotto casa, in pieno centro.Da Villa Glori a Tor di ValleNel 1960 la sfida si trasferisce sulla nuovissima pista da 1000 metri di Tor di Valle, all’interno di un impianto ampio e moderno costruito in un’ansa del Tevere a mezza via con il mare, in un’area della città dove allora sorgevano soltanto gli edifici dell’EUR.Si corre sui 2100 metri, che diventeranno l’attuale distanza classica della corsa, trascorso il periodo in cui questa fu portata ai 2600 metri, dal 1968 al 1974.Da allora Tor di Valle ha dato vita a 45 edizioni del Derby, durante le quali il trotto italiano si è sviluppato insieme al nostro Paese, la dotazione della nostra corsa più prestigiosa è cresciuta sino agli attuali 850.000,00 euro dalle 100.000 lire del primo Derby, ed il suo primato è sceso dall’1.29.2 di Malacoda sino all’1.13 di Fairbank Gi ottenuto nel 2005.I protagonisti del DerbyIn questi anni gli uomini dell’ippica hanno costruito la storia del Derby, impegnandosi affinché fosse un loro portacolori, allievo o prodotto ad aggiudicarsi l’ambito Nastro Azzurro, il premio che un cavallo può vincere una sola volta nella carriera e che lo promuove campione della sua generazione. Tra i guidatori è William Casoli, uno dei migliori allenatori-guidatori del nostro trotto, a detenere il primato con 5 vittorie: 1954, 1960, 1962, 1964 e 1970. Tra i professionisti ancora in attività lo seguono da vicino Vittorio Guzzinati, che ha totalizzato 4 vittorie dal ’65 al ’93 e Marcello Mazzarini, il popolarissimo driver romano capace di aggiudicarsi 3 edizioni in 6 anni (e nel passato più recente ha fatto ancora meglio Pietro Gubellini vincendo nel 2000, 2001, 2004 e 2007). La prestigiosa Scuderia Orsi Mangelli è l’unica ad aver portato al successo nel Derby per 10 volte i propri colori e, con 14 Derby vinti da allevatore, detiene il primato anche in questo settore. Un’enorme soddisfazione il Nastro Azzurro l’ha regalata al Capitano Ermanno Mori, allevatore di 2 Derbywinner consecutivi dieci anni fa: Sec Mo e Tinak Mo.Tra i cavalli che hanno dato vita alla nostra corsa più prestigiosa sono tanti i Derbywinner che si sono poi confermati grandissimi campioni in pista ed in razza: Sharif di Jesolo, padre di 4 Derbywinner e considerato uno dei migliori riproduttori in Europa ; Indro Park che trionfò anche a 4 anni nel Nazioni, battendo a sorpresa il famoso americano Mack Lobell; Mint di Jesolo, che ottenne il primato di indigeno più ricco di tutti i tempi totalizzando vincite per oltre 3 miliardi agli inizi degli anni ‘90 ma venne poi detronizzato per larghissima dimensione dal “Capitano” Varenne. Quest’ultimo, da molti considerato il più forte trottatore di tutti i tempi, proprio nel Derby del 1998 riuscì a sconfiggere il suo acerrimo rivale giovanile, quel Viking Kronos ribattezzato il “Fenomeno” (erano infatti i giorni nei quali nel calcio era particolarmente in auge Ronaldo) . Quell’edizione storica del Nastro Azzurro segnò la fine della splendida carriera giovanile di un Viking Kronos ormai afflitto da seri problemi fisici e rappresentò il trampolino di lancio verso la gloria imperitura per Varenne che da qual giorno non si sarebbe più fermato davanti a nulla e nessuno sulle piste del mondo intero. Dodici mesi dopo Varenne, fu il biasuzziano Zambesi Bi a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro: verrà ricordato per essere stato l’ultimo ad imporsi nel Derby del Trotto disputato in prova unica perché a partire dal 2000 il settore tecnico dell’Unire prese la decisione epocale di modificare la formula della corsa programmandone la disputa attraverso delle batterie di qualificazione seguite – dopo 15 giorni – dalla finale vera e propria. Da quel giorno non sono mancate le sorprese (anche se la nuova impostazione ha riscosso un consenso quasi generale dagli addetti ai lavori) e in quattro delle sette edizioni (tre volte in qualità di catch-driver) è stato il “furetto” Pietro Gubellini a imporre la sua legge agli avversari (altri guidatori grandi firme come Andreghetti, Bellei e Maisto hanno siglato le edizioni 2002, 2004 e 2005 e 2006). Vincitori di prestigio di queste ultime edizioni sono stati Daguet Rapide e quel Fairbank Gi, a segno nel 2005, che – grazie anche alla spinta data alla corsa dalla generosa Fleche – ha attinto il nuovo prestigioso vertice cronometrico della prova con il ragguaglio di 1.13, eguagliato nel 2006 da Glen Kronos.Tuttavia non tutti concordano sulla stesura complessiva dell’attuale programmazione, che conduce al Derby puledri già provati da un intenso e selettivo calendario di Gran Premi, a cui è difficile sottrarsi per il richiamo delle allocazioni, ma che rischia di comprometterne seriamente il prosieguo della carriera da anziani.A parte quest’ultima considerazione non si possono comunque mai dimenticare i due fattori che rendono unico il Derby: il fatto di poterlo correre una sola volta nella carriera agonistica e la certezza di venire comunque ricordati per sempre fregiandosi dell’ambitissimo titolo di DERBYWINNER.