Federico Caprilli

18/01/2008

Con Federico Caprilli si inaugura una serie di articoli dedicati alla delineazione di personaggi che hanno fatto la storia dell’ippica..

Con Federico Caprilli si inaugura una serie di articoli dedicati alla delineazione di personaggi che hanno fatto la storia dell’ippica e dell’equitazione nazionale. Federico Caprilli nacque a Livorno l’11 aprile 1868. Il padre morì quando ancora era bambino e la madre, dopo poco tempo, si sposò con l’ingegner Carlo Santini, patriota e fedele di Giuseppe Garibaldi. Trasferitosi a Roma con tutta la famiglia, il giovane Federico (il cui nome di battesimo era però Federigo Olinto) entrò nel 1881 nel Collegio Militare di Firenze dove dimostrò le sue capacità di ginnasta e di schermidore. Di nuovo a Roma nel 1883 nel nuovo Collegio Militare della capitale, Federigo Caprilli montò per la prima volta un cavallo denominato Bertone. Nel 1886 entrò alla Scuola Militare di Modena in qualità di aspirante alla cavalleria, dove incontrò come compagno di camerata il Marchese Emanuele Cacherano di Bricherarasio, il quale divenne il suo migliore amico esercitando su di lui una grande influenza. Nell’autunno del 1888 Emanuele Bricherario e Federico Caprilli furono nominati sottotenenti allievi nel reggimento Piemonte Reale di stanza a Saluzzo, trovando alloggio presso la sede della Scuola di Equitazione di Pinerolo. L’anno successivo, finito il corso, Federico si trasferì a Saluzzo e su consiglio di un collega e amico, acquistò presso la Scuderia Gallina, per 500 lire, un sauro che chiamò Sfacciato e con cui iniziò le sue lunghe cavalcate, diventando in poco tempo un protagonista dell’equitazione. Nel 1891 Caprilli cominciò a frequentare il Corso Magistrale a Pinerolo, in cui si classificò secondo all’esame finale. Nel 1892 a Roma, alla scuola di equitazione di Tor di Quinto, iniziò ad affinare il suo metodo di equitazione di campagna, il quale consisteva nell’indurre il cavallo a correre senza esitazione tra la vegetazione in mezzo a filari di viti, fossi, recinti, strade, esigenza, questa, propria della cavalleria militare, la quale doveva diventare sempre più veloce e sempre più idonea a garantire la vittoria sul nemico, ma senza per questo perdere il suo modo naturale di muovere l’asse testa–collo (il bilanciere, in gergo ippico) e il corpo seguendo le indicazioni del cavaliere. Il cavaliere, a sua volta, (ed è questa un’altra novità), doveva adattarsi al cavallo e non viceversa, come fino ad allora insegnato nelle scuole di equitazione. Di nuovo a Torino, Federico Caprilli cominciò una attività infaticabile montando quotidianamente molti cavalli ma senza tralasciare la vita mondana. Proprio a Torino, egli iniziò a studiare uno degli esercizi più difficili per il cavallo, il salto, cercando di trovare un “modo” che potesse assecondare l’azione dell’animale. Partecipando ai concorsi ippici, Federico Caprilli cominciò a farsi conoscere anche al di fuori dell’ambiente militare: era iscritto come gentleman presso la Società degli Steeple Chases d’Italia, aveva i suoi colori – giubba bianca, cuciture d’argento e berretto celeste – e montava Sfacciato, Grana, Rugantino e Codino.Istruttore, nel 1894, alla Scuola di Cavalleria di Tor di Quinto e di nuovo a Pinerolo, Federico Caprilli si dedicò allo studio del salto, insegnando ai suoi allievi a tenere il busto leggermente inclinato in avanti e obbligandoli a spingere i cavalli a superare gli ostacoli.Trasferito a Nola, Caprilli continuò con gli studi e le sue sperimentazioni, a cui non mancarono le vittorie dei suoi allievi ai diversi concorsi.Nel 1901, in due fascicoli della “Rivista di Cavalleria”, Caprilli espose il suo metodo, che divenne la base del sistema e il nuovo regolamento della equitazione di campagna. Promosso capitano e trasferito a Genova, Caprilli fu chiamato come ospite d’onore a Saumur, presso l’Accademia di Cavalleria più antica al mondo. Vinse ancora ai campionati fino ad arrivare al “Concorso Ippico Internazionale” di Torino dove insieme ad alcuni suoi allievi si qualificò nelle corse ricevendo in premio un cavallo da caccia, dono dei Duchi d’Aosta, e un vaso in ceramica dipinto, offerto dall’Imperatore di Germania È in questo contesto che si colloca una sua famosa sfida: essendo stato eliminato dalla gara ufficiale per il salto in altezza, poco prima che il Concorso volgesse al termine, Caprilli si rivolse ai francesi sollecitando la loro partecipazione con un premio in denaro di 500 lire per chi avesse superato i due metri di altezza. Nessuno di loro accettò e allora un suo allievo, il sottotenente Ubertalli, accettò la sfida, senza però riuscire nell’impresa. Prima superando 1,90 e poi 2,08, Caprilli fu applaudito calorosamente dal pubblico e il suo metodo di equitazione riconosciuto valido ed adottato presso la Scuola di Equitazione di Pinerolo. Nella città piemontese Caprilli continuò a lavorare infaticabilmente con i suoi allievi, vincendo o classificandosi ai primi posti in numerosi concorsi ippici.Il 6 dicembre 1907 Caprilli si recò a Torino per un incontro galante con una donna che però non si presentò all’appuntamento. Per superare la delusione, Caprilli raggiunse la scuderia Gallina, la stessa dove aveva acquistato il suo primo cavallo, Sfacciato, comprò un morello ed uscì a cavallo. Poco dopo, il titolare della scuderia vide tornare indietro il cavallo senza cavaliere. Qui le storie si intrecciano; secondo il capitano di cavalleria Carlo Giubbilei, suo amico e unico biografo, Caprilli, forse per un malore, aveva barcollato sulla sella e poi era caduto a terra, procurandosi una frattura alla nuca. Secondo un’altra ipotesi, alcune persone avrebbero udito alcuni spari seguiti dalla caduta di Caprilli: forse un omicidio legato a questioni sentimentali.Quale che fosse la realtà, Caprilli non riprese conoscenza e morì la mattina seguente, lasciando tuttavia una eredità culturale che ancora oggi è patrimonio dell’equitazione internazionale e di coloro che si dedicano a questo nobile sport. In riconoscimento del suo valore, l’ippodromo dell’Ardenza a Livorno nel 1937 cambiò nome e fu dedicato a Federico Caprilli.Per ulteriori approfondimenti:Gabriele Benucci, Il cavaliere dei Cavalieri. Federico Caprilli tra storia e romanzo, in : Gabriele Benucci, Fulvio Venturi, Massimo Bertocchini, Carlo Cantini, Federico Caprilli e i personaggi del Caprilli, 2004, consultabile anche sul sito www.labronica.it/pubblic_libro110.html



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